26 febbraio 2024

La falsa narrazione sul pestaggio degli studenti

La violenza con cui le forze di polizia hanno picchiato e ferito gli studenti a Pisa e a Firenze non è solo un segnale preoccupante della totale (ma già nota) inadeguatezza delle forze dell'ordine. Stavolta è dovuto intervenire il Presidente della Repubblica per ricordare al Ministro qualcosa che tutti dovrebbero già sapere: le forze dell'ordine hanno il compito di mantenere l'ordine, non quello di reprimere le manifestazioni. L'uso arbitrario dei manganelli è un fallimento dello Stato.

Non si dovrebbero mai vedere agenti di polizia che sequestrano cartelli e striscioni, qualcuno dovrebbe spiegare loro che esiste un diritto di manifestazione del pensiero. 

Purtroppo siamo abituati a vedere anche di peggio, come abbiamo visto a Genova nel 2001 e svariati casi di omicidio (Cucchi e Aldrovandi sono soltanto i più noti). 

Non dovrebbe mai succedere che agenti di polizia massacrino di botte un giornalista o una caserma dei carabinieri si trasformi in covo di malfattori. Accade purtroppo, e ogni volta intorno ai responsabili scatta una difesa corporativa di cui fanno le spese coloro che vorrebbero denunciare i crimini e gli abusi.

Una iniziale difesa degli agenti l'aveva pronunciata ieri l'altro anche Roberto Vecchioni, dicendo di non credere che la polizia abbia voluto usare violenza in modo arbitrario. Pochi minuti dopo il prof. Vecchioni aveva le lacrime agli occhi e una smorfia di dolore e di disgusto per quello che aveva visto nel filmato dei ragazzi pestati in via San Frediano. 

 

C'è stato anche un pubblico richiamo del Presidente, ma nessuno si dimetterà. Il ministro Piantedosi è lo stesso che abbiamo visto colpevolizzare le vittime della tragedia di Cutro, invece di cercare i responsabili, è lo stesso ministro che nei giorni scorsi ha giustificato le procedure di identificazione di chi portava un fiore al monumento milanese ad Anna Politkovskaja per omaggiare la memoria di Alexei Navalny. Ma la questione diventa politica nel momento in cui anche altri esponenti politici si impegnano a trovare giustificazioni a quella violenza dello Stato contro studenti, anche minorenni. Se una maestra osa strattonare il più discolo dei suoi alunni la facciamo arrestare, ma sei poliziotti gli spaccano il naso senza motivo c'è li vorrebbe elogiare. E per trovare giustificazioni che non ci sono inventano bufale che poi i giornalisti ripetono trasformando le falsità in una narrazione, una sorta di verità alternativa per dirla alla Trump. 

1^ bufala: la manifestazione non era autorizzata

La nostra Costituzione stabilisce il principio per cui nessuna manifestazione dev'essere autorizzata. Non siamo più sotto il regime fascista che vietava le riunioni (assembramenti) o manifestazioni se non preventivamente autorizzate. In democrazia i cittadini sono i padroni delle strade e delle piazze, possono incontrarsi, riunirsi e sfilare in corteo senza dover chiedere alcuna autorizzazione. 

Art. 17

I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi.

Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso.

Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.

Per le grandi riunioni è richiesto un preavviso alla Questura con alcuni giorni di anticipo. Se non ci sono specifici motivi di sicurezza la Questura non può opporre un divieto. Qualora il preavviso non sia stato fornito le forze dell'ordine potrebbero avere difficoltà per garantire la sicurezza, ma il loro compito è quello di garantire la sicurezza dei cittatini (tutti, pure quelli brutti e poco diligenti). In mancanza di preavviso non c'è una manifestazione illegale perché comunque i cittadini stanno esercitando il loro diritto. Normalmente chi partecipa ad una manifestazione non sa nulla dei preavvisi, solo nei confronti degli organizzatori si possono irrogare sanzioni e solo nel caso in cui c'era stato un espresso divieto per ragioni di sicurezza gli organizzatori possono essere perseguiti penalmente. Quindi non è mai corretto parlare di "manifestazione non autorizzata" ed farlo per incolpare tutti i partecipanti come se fossero complici di un crimine è un'autentica falsità che ha un carattere calunnioso.

Spesso si dice erroneamente "manifestazione non autorizzata" anche per le riunioni di cui la Questura aveva avuto il regolare preavviso e aveva concordato un percorso con gli organizzatori che poi non è stato pienamente rispettato. La scorrettezza non trasforma la manifestazione in qualcosa di illecito o illegale. L'eventuale decisione dei manifestanti (tutti o solo una parte) di dirigersi su percorsi diversi da quello concordato potrebbe giustificare la realizzazione di uno sbarramento nel solo caso in cui vi è un pericolo, ma mai si può intervenire con violenza solo per affermare il rispetto del percorso concordato. La gente è libera di camminare dove vuole!

Tutta la narrazione delle manifestazioni represse violentemente perché "non autorizzate" è basata su una logica compatibile solo con un regime fascista o autoritario. 

Abbiamo visto tutti che nel corso della manifestazione anti-green-pass a Roma, quando gli organizzatori disattendendo il preavviso hanno deciso di orientarsi verso la sede della CGIL (dove poi hanno fatto irruzione devastando tutti gli uffici) la polizia concordò con loro un nuovo percorso e non frappose alcun ostacolo. Ecco, in questo caso di neo-fascisti pregiudicati che vogliono dirigersi verso la sede di un sindacato che loro considerano 'nemico', qualche forma di dissuasione sarebbe stata abbastanza saggia, eppure non ci fu.  


2^ bufala: avevano il volto coperto

Esistono norme (art. 5 L. 152/1975), che vietano di rendersi irriconoscibili in luogo pubblico indossando caschi protettivi o altri mezzi che coprono il volto, però non è un divieto assoluto perché il divieto cessa se esiste un giustificato motivo (per esempio un obbligo di carattere religioso; una cautela di carattere sanitario; una necessità connessa a rischi lavorativi; un obbligo previsto dal codice della strada, ecc.) pertanto diventa assurdo immaginare che la polizia possa aggredire chiunque abbia il volto coperto. Dovrà sempre chiedere il motivo ed eventualmente invitare gentilmente a rendersi riconoscibile. Qualora il manifestante dovesse giustificarsi adducendo un proprio timore di essere riconosciuto o malmenato in un paese democratico sarà dovere degli agenti tranquillizzarlo assumendosi la responsabilità della sicurezza personale del cittadino timoroso. 

Precisazione superflua, ma tanto per evitare obiezioni sciocche: se all'interno di un affollato corteo c'è qualcuno col volto coperto questo non può essere motivo per caricare e malmenare tutti i manifestanti. Se le persone a volto coperto risultano inavvicinabili dagli agenti la cosa più saggia è lasciar perdere. Non possiamo accettare che l'identificazione di un presunto trasgressore di qualche legge metta a repentaglio l'incolumità e la vita di altri. Lo stesso vale per l'ipotesi, prospettata da importanti esponenti politici, di insulti rivolti alle forze di polizia. Non giustificano nulla ed è abbastanza facile supporre che gli insulti siano arrivati dopo le manganellate, quindi ampiamente giustificati. 

Nel caso che stiamo esaminando ci sono filmati che non mostrano nessuno con caschi in testa o volto coperto. Si vedono molti ragazzi con cappelli e cappucci sulla testa perché pioveva. Si vede che pioveva.


3^ bufala: gli studenti erano diretti verso la sinagoga di Pisa

Questa è la menzogna più grave. Basta guardare la mappa di Pisa per vedere che la sinagoga è situata in prossimità del lungarno mediceo, quindi dalla parte opposta rispetto al percorso che conduceva gli studenti dalla via San Frediano verso Piazza dei Cavalieri. 

 

Per la terribile vicenda di Pisa i vari Tajani, Donzelli, Salvini ed altri strenui sostenitori della necessità di repressione violenta, non si stanno facendo solo affermazioni evidentemente false, ma si attribuisce ai manifestanti un intento malvagio di cui non vi è alcuna evidenza e la benché minima prova. Una manifestazione in solidarietà delle vittime degli eccidi di Gaza (fatti per i quali ci sono esplicite condanne da parte dell'ONU e di ampia parte del mondo ebraico) non può essere spacciata né per una manifestazione anti-ebraica, né per una spedizione punitiva contro i simboli della religione ebraica. 

Se la Questura avesse ricevuto segnali in tal senso avrebbe dovuto far presidiare la sinagoga o il cimitero ebraico senza alcuna necessità di intervenire sulla manifestazione in Piazza dei Cavalieri.

 

4^ bufala: erano sostenitori di Hamas

Gli eccidi nella regione di Gaza proseguono ormai da mesi e se ad innescare la violenza furono gli orrori commessi il 7 ottobre dai terroristi di Hamas, ciò non può giustificare una vendetta nei confronti di tutta la popolazione palestinese. Nulla di strano quindi se alle manifestazioni per la pace in Palestina vengono esibite bandiere palestinesi. E' la bandiera delle vittime ed è del tutto arbitraria l'identificazione della bandiera palestinese col sanguinario regime di Hamas. 

Non è impossibile che tra le centinaia di manifestanti potessero esserci anche ragazzi orientati verso opinioni poco condivisibili, qualcuno che potrebbe approvare le gesta dei terroristi. 

"Chiunque sarebbe un terrorista dopo 50 anni in un campo di concentramento con figli senza futuro" (Giulio Andreotti - 2006)

Ma c'è forse una legge che autorizza il governo o le forze di polizia a usare violenza contro le opinioni sbagliate? Finora non c'è e solo una legge fascista potrebbe sancirlo.


5^ bufala: la citazione di Pasolini

Giornalacci senza dignità sono arrivati a recuperare per l'ennesima volta le travisate parole di Pasolini. Il poeta comunista che fu tanto odiato e vituperato dalla destra e selvaggiamente ucciso per metterlo a tacere, viene ripescato nel tentativo di usare le sue parole come monito per la sinistra: i poliziotti buoni contro gli studenti cattivi. Una bieca falsificazione di cui mi sono già occupato in un precedente post.


 



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