12 agosto 2023

Hackerare i cervelli - siamo tutti dentro un Truman show

Vorrei tornare sulle tecniche di manipolazione delle opinioni. Ne abbiamo già parlato. Immagino che i miei lettori sappiano che la struttura informatica dei social-media favorisce queste tecniche, crea la possibilità di una manipolazione invisibile delle informazioni.

In passato le fake-news erano notizie false veicolate da manifesti, giornali, radio o tv, cioè mezzi di comunicazione rivolti alla generalità del pubblico. Chiunque poteva imbattersi nella falsa notizia e quindi c'era sicuramente chi avrebbe potuto  smentirla oppure poteva avvisare i più creduloni che si trattava di semplici dicerie o di autentiche panzane. Le bugie hanno le gambe corte, si diceva, perché l'inganno dura poco, non riesce ad andare molto lontano. Ma è ancora vero?

I social-media hanno creato una nuova forma di diffusione delle informazioni: la diffusione di informazioni "profilate" che generano le echo-chamber. Le notizie non sono più visibili alla generalità delle persone, ogni notizia viene indirizzata solo a un gruppo già selezionato da sistemi automatici di profilazione. Accade quindi che la pubblicità del materasso arriva solo sullo schermo di chi è stato profilato come persona interessata all'acquisto di un materasso. Questa è un'ottima cosa perché fa risparmiare soldi alle aziende che vogliono pubblicizzarsi e non disturba coloro che non sono interessati ai materassi. Però la stessa tecnica, trasferita alla diffusione di notizie di cronaca, di politica o di economia, produce effetti devastanti come quelli che in parte abbiamo scoperto con lo scandalo Cambridge Analytica e nel caso Pizzagate. Ma in Italia di questi scandali non s'è parlato molto. Ho potuto constatare che persone che considero ben informate non conoscono la vicenda, e anche la voce di Wikipedia non consente di comprenderne la portata. Solo alcuni blog hanno dato spazio a ciò che la giornalista britannica Carole Cadwalladr era arrivata a scoprire. 

 

 

Lo scandalo di Cambridge Analytica non si può ridurre ad un banale furto di dati personali, come cerca di fare Wikipedia, e il Pizzagate non ha fatto emergere solo la potenziale follia omicida di un individuo. Sono casi emblematici di un gigantesco cambiamento che riguarda il funzionamento dei mezzi di comunicazione e sconvolge il modo con cui le persone formano le proprie opinioni. 

Se abbiamo opinioni diverse ormai non dipende più da un diverso modo di pensare e di giudicare i fatti, ma dal vedere fatti completamente diversi pur vivendo nello stesso mondo e nello stesso ambiente sociale.
Questo significa che basta mettere uno smartphone nelle mani di qualcuno per farlo entrare inavvertitamente in un "Truman show": una realtà fabbricata apposta per lui senza che lui lo sappia.

Tutto questo non era possibile con i mezzi di comunicazione del passato.

  I social network stanno distruggendo il tessuto che tiene insieme la società. (Chamat Palihapitiya - 2017)
I social-media sono strumenti molto pericolosi, si prestano a diventare strumento utilizzabile per forme di persecuzione personale e di linciaggio. Il triste caso di Amanda Todd non è rimasto un caso isolato, c'è una sequela di morti nel modo con cui facebook ed altri social hanno affermato il loro dominio, i linciaggi virtuali si sono più volte trasformati in linciaggi reali, ma il mondo intero sembra impotente di fronte a questi cambiamenti epocali che possono distruggere facilmente la vita delle persone e che stanno erondendo le basi su cui si fondano i sistemi democratici.  

I maggiori esperti di internet da anni stanno lanciando l'allarme. Tra di loro ci sono anche gli stessi progettisti degli algoritmi che governano le piattaforme social:  Andrew Bosworth;Sean Parker; Brian Acton; Chamath Palihapitiya, Antonio Garcia Martinez; Frances Haugen ed altri.
Ma nessun allarme finora ha sortito effetti.  

Da molti anni il genio dell'informatica Jaron Lanier, che fu tra gli inventori della "realtà virtuale", sta conducendo una battaglia per una radicale modifica di internet e dei suoi strumenti più pericolosi. Molte sue conferenze sono disponibili in rete. Ai suoi appelli si è aggiunto anche Tim Berners-Lee, l'inventore del web che chiede di imporre regole di trasparenza degli algoritmi.

Se uno strumento è pericoloso, la legge dovrebbe intervenire. Occorre almeno fissare limiti di sicurezza come avviene in qualunque altro settore in cui si evidenziano pericoli. Per esempio quando cominciarono a diffondersi i mezzi a motore tutti gli stati vietarono la guida di autoveicoli a chi non avesse conseguito una patente che poteva essere concessa solo a chi si dimostrava capace di gestire adeguatamente il mezzo. Nel 1994 il celebre filosofo Karl Popper proponeva l'obbligo di una patente per la guida delle stazioni televisive. Era infatti evidente che in molti casi le televisioni, allo scopo di aumentare gli ascolti e gli introiti pubblicitari, si prestavano a veicolare nelle case di ogni famiglia spettacoli non adatti ai minori, inquietanti, carichi di violenza gratuita o di pornografia. La richiesta restò inascoltata e Karl Popper è morto molto prima dell'avvento dei nuovi mezzi molto più pericolosi della tv. Oggi non è prevista alcuna patente e gli smartofoni vengono usati come giocattoli anche dai bambini che caricano le loro 'storie' in cerca di follower su social come tik-tok.

Sull'argomento vi consiglio di ascoltare anche Giuliano Girelli, che parla di attenzione polverizzata dalla visione di video troppo brevi; Andrea Bottoni spiega perché l'uso dei social ci fa sentire infelici; Leslie Coutterand racconta come ha sperimentato il salto tra una vita vera e la realtà finta e distorta di una vita-avatar
I social-media hanno creato il più grande condizionamento sociale di tutti i tempi. Sono causa di videodipendenze e ci costringono ad una immersione automatizzata e sonnambulica in un mondo distorto.


L'inchiesta di Rai3 PresaDiretta è molto interessante e gli esperti anche qui confermano che i social-media possono creare "una generazione di giovani la cui identità è plasmata dalle informazioni che trovano in rete" (min. 8,50). Su Netflix è disponibile il film "The social dilemma" in cui viene descritto con varie esemplificazioni teatralizzate il modo in cui i social possono interferire nelle scelte delle persone lasciandole totalmente inconsapevoli dell'alterazione che è stata indotta nelle loro decisioni. Si tratta evidentemente di una modalità di programmazione a distanza della mente umana.

Yuval Noah Harari, lo storico che ha acquisito una fama mondiale con "Sapiens" e "Homo Deus", ha spiegato con la sua ben nota capacità divulgativa che ormai ci sono tutti i mezzi per "hackerare il cervello". Eppure neanche una denuncia espressa in questi termini decisamente inquietanti da un intellettuale di grande prestigio internazionale sembra smuovere il torpore in cui è adagiato il giornalismo e la politica.



Paradossalmente questa spiegazione che Harari ha fatto diffondere, per creare consapevolezza sui cambiamenti antropologici in corso, lo hanno trasformato in un bersaglio delle teorie del complotto come se con queste sue analisi avesse confessato di essere il regista di un malefico progetto di hackeraggio dei cervelli finalizzato a ridurre l'umanità alla condizione di una massa di automi telecomandati.

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