23 agosto 2020

La fiera degli ultracrepidari

 

Parola poco nota, ultracrepidari, ma non nuova, adottata attraverso l'inglese da un'antica vicenda narrata da Plinio il vecchio. Oggi torna utile per definire e comprendere lo stato di confusione accentuato dalla pandemia.

Plinio raccontò un fatto riguardante Apelle di Coo, il celebre pittore, uno dei più apprezzati artisti della sua epoca, che aveva l'abitudine di ascoltare le critiche che i passanti facevano alle sue opere. Accadde che un calzolaio trovò un errore nella raffigurazione di un sandalo (krepis). Apelle fece tesoro della critica e corresse il particolare imperfetto del dipinto. Il giorno seguente lo stesso ciabattino, visto il buon esito della sua precedente osservazione, si mise a criticare anche la forma del ginocchio e fu apostrofato in malo modo dall'artista:  ne supra crepidam sutor iudicaret  (Calzolaio, non giudicare più su del sandalo)

La frase è poi divenuta proverbiale soprattutto nella forma più imperativa e sintetica:  Sutor, ne ultra crepidam!

Mio padre mi aveva raccontato questo aneddoto. Lui era un semplice ragioniere ma ai suoi tempi non si accedeva alle scuole medie superiori senza aver studiato anche il latino che non era solo una grammatica, ma anche veicolo di saggezza. Così poteva conoscere il significato di "ultracrepidario": colui che va oltre il sandalo, pur non avendo competenze s'azzarda a giudicare anche ciò di cui molto ignora. 

Credo che dai tempi di Apelle e di Plinio ci siano sempre stati molti ciabattini saccenti e ultracrepidari, però la rivoluzione politico-culturale in atto da vari decenni, da un canto ha decretato la scomparsa dei mestieri (e dunque il valore della sapienza artigianale dei bravi calzolai - le scarpe sono diventate, come quasi tutte le altre cose, prodotti industriali standardizzati) e dall'altro sta promuovendo i ciabattini saccenti ai massimi ruoli istituzionali. 

Il fenomeno fu denunciato già, tra gli altri, da Fruttero e Lucentini nel loro libro sulla "prevalenza del cretino". Ma attenzione, l'ultracrepidario non è un cretino. Nel suo campo può essere un vero esperto, però pretende scioccamente di giudicare anche ciò che ignora. Ne è un palese esempio Vittorio Sgarbi, esperto d'arte, uomo di ampia cultura e di spiccata intelligenza, notoriamente irruento nei giudizi, ma anche coraggioso nello sfidare i pregiudizi e i conformismi. Da qualche mese Sgarbi si sta esponendo al ridicolo per una veemente protesta contro la gestione della pandemia. Lo ha fatto anche dai banchi del Parlamento violando le regole e costringendo i responsabili a portarlo via di peso. Ultracrepidario.

Le accuse che molti stanno scagliando contro i medici e gli scienziati che hanno consigliato i nostri governanti vanno ben oltre le conoscenze dell'esperto d'arte, dell'avvocato, del generale dei carabinieri, del giornalista e dell'onorevole. L'avvocato Gallera, assessore alla sanità della regione Lombardia non aveva capito molto di come si diffonde il contagio e di come lo si misura. La scrittrice Ornella Mariani, anche lei nota come persona colta, sembra poco informata sui sistemi istituzionali e viene invitata in TV a sparare giudizi velenosi su questioni che evidentemente vanno oltre le sue competenze storico-letterarie arrivando anche ad accusare il presidente del consiglio di essersi abusivamente autoattribuito "i pieni poteri". Ma nessuno le ha detto cosa sono i pieni poteri?

I giudizi sul covid-19 e sulle misure di sicurezza da poter adottare riguardano ambiti scientifici molto avanzati rispetto ai quali anche i migliori scienziati non possono avere certezze assolute, però sono gli unici ad avere le competenze e gli strumenti necessari per studiare il problema e darci qualche suggerimento. Chi fa altri mestieri dovrebbe evitare di esporsi al ridicolo, ma quello degli ultracrepidari è ormai diventato un numeroso esercito che conta anche orde di agitatori forsennati che sviliscono e offendono il prezioso lavoro di medici e di ricercatori. Non si fermano neanche alla critica della gamba e del ginocchio, vanno ancora oltre a giudicare questioni giuridiche, istituzionali, economiche,  amministrative, ecc. e spesso lo fanno con una rabbia che sembra contagiosa: tra i commenti alle demenziali invettive della scrittrice o del generale ci sono poche note di buon senso, pochissime pernacchie e molti elogi. Il linguaggio offensivo, che talvolta scade anche nel turpiloquio, sembra essere la più apprezzata patente di capacità politica che viene riconosciuta ad autoproclamati opinionisti della rete che spesso non sono neanche modesti ciabattini, sono solo nullafacenti e trattano il prof. Giuseppe Conte, docente universitario di diritto privato, come "avvocaticchio" di provincia (che comunque è pur sempre un ruolo che richiede conoscenze universitarie e competenze che loro non hanno) inoltre presumono che le competenze siano generate dai risultati elettorali (non è stato eletto quindi non sa nulla e non rappresenta nessuno), sommano le loro voci e le loro urla a quelle di altri ciabattini malauguratamente insediati nelle cattedre televisive. L'effetto complessivo ricorda quello della "prova d'orchestra" di Federico Fellini.

[NB - nel dipinto di Vasari, che ho usato per illustrare il post, l'artista è nascosto dietro il quadro per ascoltare, non visto, le critiche dei passanti. Mio padre mi descriveva anche questo dettaglio deducendone che forse Apelle non poteva vedere chi stesse pronunciando la critica, ma ne indovinava il mestiere dal giudizio.] 


2 commenti:

  1. Ciao,Tommaso! Posse avanzare l´ipotesi che il calzolaio avesse visto più ginocchi del pittore in vita sua?

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  2. Sicuramente aveva visto molti ginocchi, ma forse non ne aveva mai dipinto uno. Comunque una critica si può sempre fare. Conte non sembra permaloso come Apelle, ma quelli che ho esposto nell'immagine non fanno critiche al governo, urlano contro la sospensione della democrazia, la violazione della Costituzione, la dittatura sanitaria. Ci sono persone che si rifiutano di indossare la mascherina protettiva come atto di ribellione alla dittatura senza capire che nella situazione che s'è creata anche se il virus fosse solo una fake-news la mascherina è d'obbligo per un semplice segno di rispetto nei confronti di chi ci crede e teme il contagio. Almeno questo Sgarbi, Pappalardo e C. dovrebbero capirlo.
    Invece la gran caciara che fanno rischia di portare a reazioni che davvero sarebbero lesive della libertà, come l'idea di somministrare obbligatoriamente i vaccini antinfluenzali, che sarebbe anche una scemenza oltre che un TSO immotivato.

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