20 agosto 2020

Cacciari: una soluzione per salvare la democrazia

Massimo Cacciari è noto a tutti soprattutto come ospite di varie trasmissioni televisive in cui spesso perde la pazienza e di solito non riesce a farsi capire. Non perché non abbia la capacità di spiegarsi, ma semplicemente perché i format televisivi non consentono discorsi elaborati. 

Va detto però che il prof. Cacciari in più occasioni ha cercato di indicare una via per la soluzione del nostro principale problema politico: l'impotenza della politica, la sua incapacità di fare qualcosa di utile per i cittadini. 

I poteri economici hanno ormai assunto una autorevolezza superiore a quella della politica e considerano la politica come uno strumento a loro disposizione. I poteri economici non hanno bisogno del consenso, non devono ottenere una maggioranza di voti per imporre ai governi le loro richieste. Ormai è stabilito aprioristicamente che il bene della collettività passa attraverso il buon funzionamento dell'economia, quindi la politica deve porsi sempre al servizio dell'economia. I governi di qualunque orientamento devono prioritariamente soddisfare le esigenze dei poteri economici. Questa situazione rende obsolete le vecchie visioni ideologiche e manda in crisi tutto il sistema democratico. Non c'è più una reale dialettica, se non per questioni di carattere marginale. Inoltre i cambiamenti di governo all'esito dei risultati elettorali non sortiscono effetti apprezzabili nell'ambito socio-economico. Così si genera rabbia e frustrazione nei cittadini. 

La dialettica democratica sembra diventata inutile. Questo fa crescere il numero di coloro che invocano l'uomo forte al comando. Richiesta basata su una prospettiva illusoria, oltre che estremamente pericolosa, perché la riduzione delle istituzioni da molti (parlamento-governo-giudici) a uno (il capo con pieni poteri) non aumenta la forza del potere politico, piuttosto riduce, fino all'annullamento, la forza dei cittadini. Quindi il rafforzamento del potere esecutivo sarebbe un suicidio politico delle masse popolari. 

Escludendo le derive dittatoriali cosa resta?
Per realizzare il proprio piano di giustizia sociale i socialisti devono riaffermare la prevalenza della politica sull'economia. tale prevalenza, nella sua applicazione più nota, giunge alla pianificazione totale dell'economia (i piani quinquennali sovietici). Così il socialismo nega o riduce fortemente la libertà di iniziativa economica privata. I liberali seguono un'altra via, vogliono raggiungere una diversa giustizia sociale attraverso un equilibrio basato su liberi accordi: si elaborano proposte, si discute liberamente, si vota e si crea una dialettica tra maggioranza e minoranze. Cacciari ci spiega che in tal modo i liberali trasformano il mercato in sistema istituzionale. La democrazia liberale è basata sulla contrattazione. La contrattazione si conclude con un accordo tra le parti. In tal modo il sistema politico liberale tenderebbe a tener conto di tutti e a non scontentare nessuno. Questo sistema però non funziona più se le scelte più importanti non sono più contrattabili perché sono imposte a priori dai poteri economici: la democrazia rischia di apparire un inutile teatrino. 

Se nessuna ideologia fornisce soluzioni siamo in un cul de sac: le condizioni necessarie alla dialettica liberale non ci sono più e neanche si può sperare in un ritorno a qualche forma di socialismo, nazionale o globale, che restituisca la supremazia al potere politico. Sarebbe un errore simile a quello del voler tornare all'uomo forte. Nessuno oggi riuscirebbe a dominare e pianificare l'attuale complessità del sistema economico globalizzato.

La via indicata dal prof. Cacciari è quella di creare un potere politico che sia in grado di confrontarsi alla pari col potere economico. Occorrono politici capaci di non sottostare passivamente alle richieste dell'economia, capaci di esserne potenti interlocutori. Per arrivare a ciò occorre dotare la politica di strutture tecnico-organizzative adeguate. Il potere politico deve essere supportato da conoscenze di alto livello non sponsorizzate dai poteri economici.

Cacciari riconosce che siamo ancora lontanissimi da questa situazione, sa che la sua proposta potrebbe avere un sapore utopistico, però è un'idea da utilizzare come faro che segna la via: una alleanza tra politica e scienza.

Nessun commento:

Posta un commento