19 agosto 2020

La diceria delle due campane

Un'amica mi dice che per non cadere nelle manipolazioni ideologiche lei si informa ascoltando sempre le due campane.  Ma quali sono le due campane?

Un tempo l'espressione faceva pensare a un contrasto ben chiaro di visioni politiche, quello magistralmente rappresentato nei film di Peppone e Don Camillo. 

La prima campana stava sul campanile della chiesa,  rappresentava la morale cristiana, la solidità della famiglia tradizionale, l'economia basata sulla proprietà privata e sul capitalismo industriale, era una campana che esprimeva sempre amicizia e riconoscenza verso gli americani; l'altra campana aveva un suono in cui si mescolava sogno e minaccia, per alcuni era il sogno del paradiso socialista, per altri la minaccia della rivoluzione bolscevica che avrebbe portato con sé la dittatura del proletariato. Un passaggio necessario secondo i cultori della falce e del martello, un permanente regime oligarchico dominato dalla nomenklatura di partito per tutti gli altri. 

Non tutti potevano seguire le due campane. I comunisti diffidavano della propaganda capitalista come i bigotti ugualmente dovevano evitare le insidie della propaganda rossa. Chi ascoltava le due campane poteva magari trarre qualche insegnamento utile a non cadere negli stereotipi. Non era un metodo sbagliato, però non era sufficiente ad avere una visione completa. Infatti dalla parte sinistra del campo non c'erano solo gli amici di Peppone, obbedienti alla linea del partito imposta dai vertici russi, c'era anche un arcobaleno di idee libertarie: femminismo, coppie aperte, pacifismo, celebrazione delle libertà individuali e delle diversità, voglia di un mondo senza eserciti e senza frontiere. C'era un variegato popolo che non avrebbe mai marciato intonando le note di bandiera rossa, preferiva la chitarra di John Lennon e l'armonica di Bob Dylan. Questi strani comunisti che voltavano le spalle al potere sovietico e rifiutavano il maoismo cinese, che si ritrovavano ad ascoltare i discorsi di Angela Davis e le canzoni di Joan Baez, erano forse una terza campana?

In Italia c'era Marco Pannella che ci invitava a rifiutare le "due chiese", sia  quella della fede cristiana, sia quella della fede marxista. Ma la terza campana non suonò mai, non aveva una sua rete di giornali, riviste o TV, sezioni o parrocchie. Pannella restava solo un personaggio bizzarro, quello che regalava spinelli e s'imponeva digiuni, quello che portava una pornoattrice in Parlamento e aiutava un terrorista a fuggire verso la Francia. Come lui non avevano voce neanche gli altri liberali-libertari: Aldo Capitini e Alex Langer, Danilo Dolci e Paolo Finzi, don Milani e Franco Basaglia, Bifo e Foucault. 

Ascoltare le due campane alternando le notizie del TG1 a quelle del TG3 oppure la lettura del Corriere della Sera con quella dell'Unità, non era sufficiente, non dava modo di conoscere le idee migliori che venivano pregiudizialmente escluse o ridicolizzate o criminalizzate dall'una e dall'altra campana. 

Oggi le cose sono molto diverse e non è facile neanche capire quali sono le due campane, a quali visioni del mondo e della società corrispondono, cosa dicono e cosa non dicono. 

Cosa direbbe oggi Don Camillo? Seguirebbe da buon cristiano le indicazioni di Papa Francesco per imbarcarsi sulla nave di Carola Rackete che va a salvare profughi nel Mediterraneo, studierebbe Thomas Piketty, che ha riscritto il Capitale per il terzo millennio allo scopo di ridurre le disuguaglianze, oppure darebbe la sua benedizione a Salvini che invoca la madonna e bacia la corona del rosario?

Cosa farebbe oggi il buon Peppone? Starebbe davanti ai cancelli di una fabbrica insieme a Maurizio Landini e Nicola Fratoianni, si unirebbe ai No-Tav della Val di Susa oppure farebbe parte, insieme alla battagliera Teresa Bellanova, di una delegazione organizzata da Matteo Renzi per concordare comuni strategie politiche con Gianni Letta, Denis Verdini, Marcello Dell'Utri, Mariastella Gelmini e Daniela Santanché?  

Le linee politiche si sono rimescolate da entrambe le parti. Peppone e Don Camillo potrebbero ritrovarsi sulle stesse posizioni di Verdini e di Salvini, e senza cambiar casacca potrebbero anche stare sul fronte opposto insieme al sindacalista Landini e alla capitana Rackete. In entrambi i casi le due campane suonerebbero allo stesso ritmo e l'ascoltatore sarebbe sottoposto ad un costante martellamento a senso unico. 

Per evitare la confusione occorre ridisegnare il campo in cui agiscono gli schieramenti politici, si dovrebbero distinguere i contrapposti interessi, ma anche sulle questioni economiche regna la confusione: quelli che urlano da anni contro l'euro, che odiano gli eurocrati e che vedono nella BCE un covo di satanisti sono i primi a pretendere soldi a pioggia dalla BCE, quei soldi che la cattivissima Merkel non vuol darci; Salvini è contro l'euro ma vorrebbe un Mario Draghi direttamente alla guida del nostro governo; quelli che negli anni hanno svuotato la sanità pubblica e la scuola pubblica perché tutto ciò che è pubblico è solo spreco, ora vogliono ospedali e scuole attrezzati ed efficienti. Preferiscono non vedere che le cliniche private, a cui loro han regalato fiumi di miliardi pubblici, hanno solo peggiorato la gestione della pandemia. Non vogliono vedere che Alitalia privatizzata non è diventata efficiente, che le Ferrovie delle Stato trasformate in Trenitalia non offrono un miglior servizio a prezzo più basso. Molte persone potrebbero cominciare a capirlo. Bisogna fare in modo da confonderle meglio perché altrimenti pure gli spiriti più semplici potrebbero comprendere che lo Stato è importante, che deve occuparsi direttamente dei servizi vitali e delle proprie strutture precludendone la svendita ai privati, ai quali va lasciata la libertà di iniziativa economica purché sia promossa dalle imprese private a proprie spese e proprio rischio, come il vero capitalismo ha sempre insegnato. Ma questo oggi non si può dire, non lo dice nessuno. Il ministro Toninelli è stato lungamente sbeffeggiato per la sua intenzione di far riprendere allo Stato il pieno controllo delle autostrade dopo il tragico crollo del ponte di Genova abbandonato per anni nelle avide mani di un concessionario privato.   

Lo statalismo è stato sepolto accanto alla salma di Stalin e neanche Peppone osa più evocarlo. La teoria del libero mercato è l'unica campana che suona, ma è una campana stonata. I fautori del mercato e della libera concorrenza si oppongono fieramente all'assistenzialismo però lo vogliono. L'assistenzialismo statale alle imprese viene preteso e imposto dagli stessi che, da destra e da sinistra, si oppongono ai sussidi di disoccupazione: non vogliono assistenzialismo per i poveri, per i malati e per gli sventurati, lo vogliono solo per i ricchi, solo i ricchi imprenditori devono essere assistiti perché da soli non ce la fanno, e senza ricchi non c'è lavoro, senza sfruttamento non c'è benessere, senza ladri non c'è moneta.

Quanto tempo ancora potrà reggere questa favoletta? Per quanto tempo ancora la scena politica sarà tutta occupata dal Gatto e dalla Volpe?  Difficile dirlo. La mia amica è tranquilla, non si farà raggirare, prima di scegliere ascolterà le due campane, metterà a confronto le opposte opinioni, sia quella del gatto, sia quella della volpe.  

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