3 novembre 2017

Razzismo dilagante

Ricordo che ci credevo. Quando mi raccontavano storie terribili segnate dall'odio, storie di nazisti o di razzisti, SS e KKK. Noi italiani non siamo razzisti, mi dicevano, e io ci credevo. Forse perché l'Italia è la culla del cristianesimo che obbliga a sentirci tutti fratelli, forse perché la nostra penisola è un ponte in mezzo al Mediterraneo, tra Europa e Africa, tra Est e Ovest. Ci credevo, eppure è bastato poco a far emergere un odio razziale che si diffonde rapidamente e non si ferma neanche di fronte al sangue.




Kartik Chondro, 27 anni, originario del Bangladesh aveva appena finito il turno nel ristorante dove lavora, e voleva solo tornare a casa. Ma alla fermata del bus cinque ragazzi romani, tra i 17 e i 19 anni, lo hanno prima coperto di insulti (“Sporco negro, gli immigrati via dall’Italia”) e poi di botte. Insieme a lui, a fare le spese di una notte di violenza in pieno centro a Roma, anche un cittadino egiziano. Gli aggressori tutti giovani, alcuni dichiaratamente di estrema destra, alcuni minorenni, sono stati denunciati per lesioni, mentre uno di loro (che avrebbe sferrato il calcio più forte in pieno volto) è in arresto per tentato omicidio. L’aggressione razzista a danno di due cittadini immigrati, non è però un caso isolato, ma l’ultima di una serie di episodi di violenza che hanno coinvolto non solo la Capitale ma anche altre città italiane.

Dai Bangal tour agli omicidi, la lista (troppo lunga) delle aggressioni a sfondo razziale. Nella notte di venerdì un uomo senza dimora, 64 anni, rumeno, è stato picchiato e dato alle fiamme a Torino. Le indagini sono ancora in corso, ma l’uomo dice di ricordare solo una persona incappucciata che gli avrebbe versato del liquido infiammabile addosso. Episodi che allungano la lista delle aggressioni a danno di cittadini stranieri negli ultimi mesi. Ad agosto ha fatto il giro del web il filmato di un ragazzo che ad Aqui Terme, in provincia di Alessandria, ha preso a calci un richiedente asilo in un parco. Sempre a Roma, nel quartiere di Tiburtino III un uomo è stato accoltellato davanti al centro di accoglienza gestito dalla Croce Rossa. Una scia di violenza che peggiora negli anni. Nel 2013 la procura di Roma ha avviato un’inchiesta sui cosiddetti “Bangla tour”, raid punitivi a danno di cittadini bengalesi, organizzati da gruppi di destra. Non sono mancati neanche i casi gravi di omicidio. Come nel caso di Muhammad Shazad Kan, cittadino pakistano di 28 anni, picchiato a morte a Roma nel quartiere di Tor Pignattara il 18 settembre 2014. Oppure di Roberto Pantic nella notte tra il 21 e 22 febbraio 2015 a Calcio (Bg), è stato ucciso con un colpo di pistola mentre stava dormendo nella sua roulotte. Sare Mamadou è stato ucciso da un colpo di fucile in pieno petto perché ha “osato” rubare in un campo un melone marcio, a Lucera il 21 settembre 2015. Emmanuel Chidi Namdi, richiedente asilo nigeriano di 36 anni, è morto il 5 luglio 2016 a Fermo per mano di Amedeo Mancini. Il processo si chiude con un patteggiamento: Mancini è condannato per omicidio aggravato dall’odio razziale, ma con l’attenuante della provocazione a 4 anni di reclusione, tramutata in arresti domiciliari.

FONTE: Globalist - 30 ottobre 2017