Ricordo che ci credevo. Quando mi raccontavano storie terribili segnate dall'odio, storie di nazisti o di razzisti, SS e KKK. Noi italiani non siamo razzisti, mi dicevano, e io ci credevo. Forse perché l'Italia è la culla del cristianesimo che obbliga a sentirci tutti fratelli, forse perché la nostra penisola è un ponte in mezzo al Mediterraneo, tra Europa e Africa, tra Est e Ovest. Ci credevo, eppure è bastato poco a far emergere un odio razziale che si diffonde rapidamente e non si ferma neanche di fronte al sangue.
Kartik Chondro, 27 anni, originario del Bangladesh aveva appena
finito il turno nel ristorante dove lavora, e voleva solo tornare a
casa. Ma alla fermata del bus cinque ragazzi romani, tra i 17 e i 19
anni, lo hanno prima coperto di insulti (“Sporco
negro, gli immigrati via dall’Italia”) e poi di botte. Insieme a lui, a
fare le spese di una notte di violenza in pieno centro a Roma, anche un
cittadino egiziano. Gli aggressori tutti giovani, alcuni
dichiaratamente di estrema destra, alcuni minorenni, sono stati
denunciati per lesioni, mentre uno di loro (che avrebbe sferrato il
calcio più forte in pieno volto) è in arresto per tentato
omicidio. L’aggressione razzista a danno di due cittadini immigrati, non
è però un caso isolato, ma l’ultima di una serie di episodi di violenza
che hanno coinvolto non solo la Capitale ma anche altre città italiane.
Dai Bangal tour agli omicidi, la lista (troppo lunga) delle aggressioni a sfondo razziale.
Nella notte di venerdì un uomo senza dimora, 64 anni, rumeno, è stato
picchiato e dato alle fiamme a Torino. Le indagini sono ancora in corso,
ma l’uomo dice di ricordare solo una persona incappucciata che gli
avrebbe versato del liquido infiammabile addosso. Episodi che allungano
la lista delle aggressioni a danno di cittadini stranieri negli ultimi
mesi. Ad agosto ha fatto il giro del web il filmato di un ragazzo che ad
Aqui Terme, in provincia di Alessandria, ha preso a calci un
richiedente asilo in un parco. Sempre a Roma, nel quartiere di Tiburtino
III un uomo è stato accoltellato davanti al centro di accoglienza
gestito dalla Croce Rossa. Una scia di violenza che peggiora negli anni.
Nel 2013 la procura di Roma ha avviato un’inchiesta sui cosiddetti “Bangla tour”, raid
punitivi a danno di cittadini bengalesi, organizzati da gruppi di
destra. Non sono mancati neanche i casi gravi di omicidio. Come nel caso
di Muhammad Shazad Kan, cittadino pakistano di 28 anni, picchiato a
morte a Roma nel quartiere di Tor Pignattara il 18 settembre 2014.
Oppure di Roberto Pantic nella notte tra il 21 e 22 febbraio 2015 a
Calcio (Bg), è stato ucciso con un colpo di pistola mentre stava
dormendo nella sua roulotte. Sare Mamadou è stato ucciso da un colpo di
fucile in pieno petto perché ha “osato” rubare in un campo un melone
marcio, a Lucera il 21 settembre 2015. Emmanuel Chidi Namdi, richiedente
asilo nigeriano di 36 anni, è morto il 5 luglio 2016 a Fermo per mano
di Amedeo Mancini. Il processo si chiude con un patteggiamento: Mancini è
condannato per omicidio aggravato dall’odio razziale, ma con
l’attenuante della provocazione a 4 anni di reclusione, tramutata in
arresti domiciliari.
FONTE: Globalist - 30 ottobre 2017