4 novembre 2017

Guido Ceronetti

Nello sforzo di separare e mettere in luce l'oro filosofale che il tragico nasconde, traendolo dal pelago smisurato dei fatti dolorosi, luttuosi e virtuosi della cronaca e delle epoche, io sto consumando gli avanzi di questa mia lunga, affaticata vita.

Nella mia vetrina dei "Maestri" non poteva mancare. Lo seguo da molto tempo, da quando ero studente al primo anno d'università. Il prof. Giuseppe Caputo, in una delle memorabili lezioni di diritto canonico nell'aula di via Del Guasto, ci aveva letto un brano del Cantico dei Cantici precisando che leggeva da una traduzione del poeta Guido Ceronetti. Era lo stesso nome che avevo trovato pochi giorni prima in una citazione di Ando Gilardi, storico della fotografia e cultore di erotismo. Strano connubio.



Cominciai leggendo "Il silenzio del corpo" e imparai da lui un modo nuovo di guardare il mondo. Non sapevo neanche che Ceronetti aveva già pubblicato un libro in difesa della luna, una sorta di protesta letteraria contro le missioni Apollo che avevano condotto allo sbarco di astronauti sulla luna. Quelle imprese spaziali a me erano parse entusiasmanti, epiche. A lui no, perché lui, il pestigrafo, era vecchio, capace di trasfigurare tutto in vecchio, "anche il foglio di alluminio incollato da Armstrong per assorbire il vento solare e anche la carretta di Shepard a pesca di sassi lunari" perché "l'impresa lunare è una colomba stanca, un remo sgrommato di muffa pendulo con altro ex-voto e reliquie".

Ben presto imparai ad usare il suo pessimismo come un balsamo capace di alleviare gli effetti della stupidità. Lo seguii nei suoi viaggi, imparando a cercare la bellezza negli anfratti ombrosi. Lo seguii nelle sue esplorazioni delle antiche scritture. Con fatica l'ho ascoltato anche nelle sue considerazioni politiche, sempre controcorrente, ma sempre argute e profonde. Non ho mai potuto assistere agli spettacoli del suo Teatro dei Sensibili, un teatro di marionette, e me ne dispiace.

Sono contento d'averne trovato un assaggio in questo filmato.  Un'altra chicca è qui: un'intervista impossibile a Jack lo Squartatore, trasmessa alla radio nel 1974. A dare voce al famigerato Jack è Carmelo Bene.