17 dicembre 2023

Oltre la soglia dei due gradi, tra complottisti e gretini

Due gradi. La soglia dei due gradi è quella che da decenni gli studiosi segnalavano come limite, un limite da non raggiungere perché avrebbe generato conseguenze in ambiti troppo difficili da controllare.
Nella percezione comune due gradi di temperatura non sembrano molto, siamo abituati a passare dai sottozero invernali ai trentotto estivi, eppure le previsioni scientifiche dimostrano che una temperatura media elevata di due gradi può segnare un punto di non ritorno.

Ora ci siamo. L'incubo s'è avverato. Pochi giorni fa, il 17 novembre, quella soglia è stata superata.

Ugo Bardi, scienziato con ottime doti di divulgatore, ha commentato la notizia cercando di non presentarla con tono apocalittico, lui è ancora ottimista nonostante tutto.

Sono passati solo pochi giorni ed ecco che ci tocca ascoltare le parole di Sultan al-Jaber, parla come presidente della COP28 svolta recentemente a Dubai. Per lui possiamo continuare tranquillamente a bruciare combustibili fossili. Possiamo procedere ancora nella stessa sciagurata direzione che ci ha portato asuperare l'asticella dei due gradi. Se lo dice lui... ma lui non è solo il presidente della più importante conferenza mondiale sul clima, è soprattutto un magnate del petrolio, il capo della compagnia petrolifera nazionale di Abu Dhabi. A chi è venuta in mente quest'idea di Dubai? chi ha messo la volpe a guardia del pollaio?

Purtroppo non è una novità. Le conferenze sul clima si sono sempre fatte così, anche se non sembrava. E' cominciato già con la conferenza di Rio de Janeiro 1992. Gli scienziati avevano già lanciato l'allarme, ma allora gli effetti del cambiamento climatico non erano visibili e i padroni del vapore erano ancora sicuri di poter gestire le cose a modo loro, cioè risolvere il problema con lo stesso metodo che aveva creato il problema. Da una parte lasciavano libertà di parola agli ambientalisti e sciorinavano i dati scientifici assicurando che si sarebbe fatto tutto il possible per scongiurare i disastri, però dall'altra facevano in modo che ai tavoli dove si scrivevano i testi delle risoluzioni e dei trattati internazionali non ci fossero scienziati e ambientalisti ma solo i funzionari del WTO. Non era bello dirlo ma tutto era finalizzato ai profitti. Anche dai disastri ambientali, che loro avevano provocato, si potevano trarre nuovi profitti. 


Se non sapete di cosa sto parlando e magari non conoscete il meccanismo dei "cap & trade" e delle compensazioni, allora vi raccomando la visione di questo piccolo video esplicativo realizzato da Annie Leonard - risale a 14 anni fa quando lei era la Presidentessa di Greenpeace.


E così siamo entrati nell'era della "sostenibilità"

La sostenibilità è quella roba che ora si deve insegnare anche nelle scuole dentro il programma di Educazione Civica che abitualmente viene ricalcato dallo schema dell'Agenda2030. Maestre o professori spiegano la sostenibilità come se fosse la quadratura del cerchio: basta mettere i fastidiosi spigoli delle sostanze inquinanti dentro la dolce curvatura dell'ambiente. Facile!
In concreto questo dovrebbe tradursi col continuare ad inquinare l'ambiente e scombinare il clima, ma in modo soft, non troppo in fretta, piano piano, senza far troppo rumore.
Nella realtà la "sostenibilità" ha preso poi tutt'altro significato. Sviluppo sostenibile significa che le cautele necessarie alla salvaguardia dell'ambiente sono ammesse solo nelle misura in cui non comportano alcuna riduzione dei profitti industriali e finanziari. Cioè non sono ammesse.



Ecco perché tutti i trattati da Rio (1992) a Kyoto (1997), da Buenos Aires (2004) a Parigi (2015) e tutta la sequela delle COP, ha sempre avuto gli stessi protagonisti: i funzionari del WTO, l'organizzazione mondiale del commercio, il club dei padroni del vapore. Ecco perché si sono inventati le compensazioni con cui l'inquinamento veniva trasformato in uno scambio commerciale e le emissioni di CO2 diventavano magicamente titoli finanziari da vendere o comprare: soldi.
Ecco perché dopo ogni summit l'inquinamento cresceva più di prima e il CO2 aumentava più di prima e occorreva convocare subito una nuova conferenza da fare in fretta, con urgenza, per il clima, per la salvezza del pianeta, ma ogni volta in realtà si studiavano norme per la salvezza dei profitti. Tanto la gente cosa ne sa: basta scrivere sui giornali che le nuove risoluzioni sono state un successo, grandi passi avanti, viva l'ambientalismo, ma sempre con un occhio di scherno e di diffidenza verso i veri ambientalisti. 

Sto forse parlando dei ragazzi di Ultima Generazione, quelli che imbrattano i monumenti? o di Greta Thunberg? No, quando dico giovani la mia mente va a un'altra bambina, Severn Cullis-Suzuki, che all'età di tredici anni prese la parola dal palco di Rio de Janeiro dove si svolgeva un summit mondiale per l'ambiente, uno dei primi. 

Era il 1992, più di trent'anni fa.

Ovviamente la situazione è andata peggiorando e un po' alla volta l'effetto dei cambiamenti è diventato troppo visibile, soprattutto in agricoltura: grandi aree desertificate, fenomeni atmosferici inusuali, coltivazioni esposte ad attacchi di nuovi parassiti, equilibri ambientali distrutti... l'altro ieri, 15 dicembre, ho trovato due coccinelle sul davanzale della mia finestra: hanno scambiato il caldo prolungato di questo tiepido dicembre per l'arrivo della primavera.

Lo scorso lunedì 11, mentre il gran sultano del petrolio faceva da cerimoniere alla COP28 di Dubai  dichiarando dall'alto della sua montagna di petrodolari la sua fede nell'oro nero a cui il mondo non può rinunciare, qualcuno forse ha visto Mona Ainuu, ministro delle risorse naturali dell’atollo di Niue, è scoppiata in lacrime: “Abbiamo bisogno di aiuto nel Pacifico. Stiamo annegando con l’innalzamento del livello del mare”.

Non c'è solo la desertificazione, non ci sono solo gli uragani nel Mediterraneo, adesso anche l'innalzamento del mare è visibile. I ghiacci del polo si stanno sciogliendo come si sciolgono i ghiacciai. Il calderone del nostro Gran Sasso non c'è più. Anche di questo gli scienziati ci avevano avvertito ben prima del 1992. Ma allora sembrava impossibile. Nessuno prese troppo sul serio le accorate parole di Severn, che adesso non è più una bambina, ma una bella signora di mezza età tornata alla sua vita normale. Adesso c'è Greta. Tutto è diverso.

Dopo decine di conferenze, di trattati, di lucrosi scambi dei titoli compensativi, è abbastanza evidente che non c'è stato nessun miglioramento. Ci hanno preso in giro. Chi aveva soldi ha continuato ad inquinare legalmente, basta acquistare i titoli di credito emessi dai produttori "puliti" e fai quello che vuoi. Così, tanto per fare un esempio, Elon Musk con le sue lussuose Tesla elettriche da una parte incassa il prezzo (non modico) di vendita della vettura e dall'altro incassa altri soldi dai certificati compensativi che è autorizzato ad emettere in quanto produttore di motori non inquinanti. A Musk non domandategli chi e come smaltirà le batterie esauste di tutte le Tesla in giro per il mondo, sarebbe una domanda impertinente, non domandategli neabche quante sono le devastazioni ambientali per estrarre il liltio necessario a costruire quelle batterie, anche questa è una domanda impertinente. Limitatevi a guardare quando passa una tesla silenziosa e senza alcuno scarico. Fate un po'come Beppe Grillo quando portava sul palcoscenico l'automobile a idrogeno e respirava il vapore acqueo, pulitissimo, che usciva dallo scappamento. Anche allora bastava semplicemente non chiedere come (con quale energia) era stato prodotto l'idrogeno che faceva funzionare quel motore.

Adesso Elon Musk (estimatore di Trump e sponsor politico di Giorgia Meloni) si erge a paladino della lotta contro i cambiamenti climatici (100milioni in premio a chi ucciderà il drago) e nello stesso tempo usa la sua piattaforma ex-Twitter per promuovere le teorie del complotto: i cambiamenti climatici sarebbero un'invenzione dei "poteri forti", un progetto finalizzato ad ingabbiare e impoverire i popoli.

Elon Musk contro i poteri forti, lui che più di tutti si è arricchito col giochetto dei crediti da CO2, ci sarebbe da ridere e da fargli pernacchie in faccia, ma noi italiani abbiamo già visto Berlusconi, il più ricco d'Italia, padrone delle televisioni e delle grandi case editrici, capo del governo e alleato della mafia, anche lui si lamentava dei poteri forti. Poverini questi miliardari!

Che vuoi che ne sappiano gli scienziati di cambiamenti climatici. Le vere cause le conosce il sultano di Abu Dhabi, le conosce Elon Musk, Donald Trump... a loro glielo dice in sogno un uccellino. Comunque sanno anche di essere poco credibili, perciò mandano avanti le cassandre del complottismo, i qualunquisti del XXI° secolo. Non c'è sito complottista che non abbia come argomento centrale, accanto alle elite sataniste-pedofile, anche la storia del complotto dei cambiamenti climatici: "li hanno inventati loro i cambiamenti climatici, i perfidi giudei-massonici-cattocomunisti, che vogliono costringerci a fare sacrifici in nome dell'ambiente!!!" 

 

Ed ecco i titoli sarcastici del giornalismo più fedele alla voce dei padroni.  



 


Questa narrazione è frutto di un cambio di strategia.
I padroni del vapore (che non sono satanisti e non hanno le squame da rettiliani, ma hanno grossi interessi economici da difendere) si sono accorti che ormai la solfa dei trattati per la riduzione del CO2 fatta con lo scambio dei titoli compensativi non regge più. La situazione sta precipitando e potrebbe davvero accadere quello che Naomi Klein aveva annunciato nel suo libro del 2015: una rivoluzione del sistema economico mondiale. Ma loro non sono ancora pronti. Le centrali nucleari a fusione, su cui speravano moltissimo, non esistono ancora e per costruire centrali a fissione con reattori di quarta generazione occorrono ancora dieci o quindici anni. Troppi, può succedere di tutto. La gente potrebbe cominciare ad ascoltare le proposte degli ambientalisti e se i governi cominciassero davvero a incentivare le fonti naturali la profezia di Naomi Klein si potrebbe avverare: produzione diffusa, autogestita, impossibile da controllare, senza bollette e senza possibilità di ricatto energetico. Questo paradiso possibile per loro è il peggiore degli incubi.

Così mentre i segnali del cambiamento climatico diventavano sempre più preoccupanti i padroni hanno cambiato la loro strategia in tre mosse: 

  • va bene, i cambiamenti climatici sono una realtà, non è più negabile, ma non dipendono dalle attività umane, lo dice anche la scienza, cioè gli scienziati pagati dalle sette sorelle;
  • i piani di riduzione del CO2 e di altri inquinanti climalteranti, sono frutto di una cospirazone segreta delle elite pluto-masso-giudaiche (vero nome di quei misteriosi poteri forti dai cui malefìci ci salverà il messia Donald Trump e i veggenti di Qanon);
  • gli ambientalisti sono "gretini" manovrati dai poteri forti.

Quest'ultima mossa sembra essere la più geniale.
Hanno scoperto Greta Thunberg, una bambina affetta dalla sindrome di Asperger che rende il suo volto sempre rigido e imbronciato. L'hanno prelevata dal marciapiede dove sostava il venerdì con un piccolo cartello di protesta e l'hanno esaltata come una madonna pellegrina facendone il simbolo dell'ambientalismo, che con lei diventa un ambientalismo infantile e antipatico.
Nessuno dovrà più associare gli ideali ecologisti alla voce profetica di Alexander Langer, o di scienziati come Massimo Scalia, Gianni Mattioli, Mario Tozzi, Luca Marcalli... di giuristi come Gianfranco Amendola, di scrittori geniali come Gordon Rattray Taylor e James Lavelock, di attivisti come Annie Leonard oppure alle proposte politiche di Vandana Shiva, di Chico Mendes, di Serge Latouche. Tutti lasciati perennemente nell'ombra per puntare i riflettori addosso alla povera Greta. 


 

La nuova strategia si chiama transizione green. La transizione si basa su due certezze: la prima è che  non servirebbe a nulla ridurre i motori, le caldaie, le fornaci e tutte le altre macchine che bruciano ovunque continuamente... giorno e notte in ogni città e paese del mondo. Anche le mostruse centrali a carbone non c'entrano niente e neanche il disboscamento delle foreste, la colpa sarà forse del sole, dell'aria, delle ere geologiche o chissà, fate voi, ma noi petrolieri industriali e mercanti dobbiamo continuare a spostare nel mondo le nostre gigantesche navi porta-conteiner, i jet supersonici, le acciaierie, i giganteschi aerei-cargo che divorano in un solo volo tutto l'ossigeno che la vostra Panda impiega anni a bruciare. E tutto finisce e si accumula in quel sottilissimo strato leggero e trasparente che avvolge il nostro pianeta. 

 


Rinunciate voi a qualche gita fuori porta, ma non chiedeteci di ridurre le montagne di rifiuti da bruciare nei termovalorizzatori, i cumuli di vestiti da buttare, le portaerei, i missili da guerra, i congegni meccanici ed elettronici da rendere obsoleti molto in fretta. Cosa volete che siano le migliaia di altoforni e qualche milione di navi, di aerei, di fabbriche, di inceneritori, di satelliti che sempre, di giorno e di notte, ovunque bruciano combustibili di ogni genere. Bazzecole. Il vero problema è il complotto dei gretini. Credeteci.

Mentre voi ci credete io vado a sentire cosa ci racconta della sostenibilità Andrea Moccia in un video che magari prima o poi qualcuno lo farà vedere anche a Elon Musk.


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