La polemica in questi giorni contrappone capitano e capitana: lui è uno strabordante ministro degli interni che si vanta della propria testardaggine, indossa abusivamente magliette e divise militari, si esibisce in migliaia di selfie e tweet quotidiani, si fa chiamare 'capitano' benché non sia mai stato capitano di nulla, lei invece è una vera capitana, comandante di una nave, la Sea Watch III che ha tratto in salvo una cinquantina di africani imbarcati da un gommone alla deriva.
Dovrebbe essere una semplice vicenda di cronaca a lieto fine, visto che i naufraghi sono stati salvati. Ci sono stati contrasti, ma alla fine la nave è giunta in un porto sicuro e fortunatamente senza morti.
In una situazione normale ogni altro dettaglio della vicenda dovrebbe essere trattato dalle autorità competenti e lontano da microfoni e telecamere. Ma la situazione non è normale, sembra che non si voglia parlare dei veri problemi del paese, sembra che nessuno voglia ascoltare il parere degli esperti, che coincide con le decisioni dei magistrati (l'arresto di Carola Rackete è durato poche ore e le motivazioni sono ben comprensibili), ma la ragione lascia il campo libero al tifo ideologico, agli sfoghi di rabbia, alla guerra di simboli tra capitani e capitane. Ci dicono che la nave aveva ricevuto ordini di non avvicinarsi al porto, quindi la comandante ha trasgredito, il ministro che odiava i napoletani la sbeffeggia e inveisce contro i soccorritori, contro gli avversari politici, contro la Germania e contro l'Olanda, pretende il sequestro della nave e la condanna della comandante. No, la situazione non è normale. Ha ragione il prof. Cacciari.
E’ una cosa da non credere. Il livello di incompetenza, di barbarie, di dilettantismo a cui siamo giunti è incredibile, da parte di tutti. (...) Tutti i discorsi sui diritti umani sono andati completamente a farsi fottere. Secondo me, è in corso una mutazione di natura antropologica, perché se 20 anni fa a qualcuno di noi avessero raccontato che si sarebbe restati indifferenti di fronte a donne e bambini che muoiono annegati per fuggire da miseria e guerra, non c’avremmo creduto.
Stampa, TV e gran parte dei social-media amplificano il contrasto tra chi vorrebbe vedere la giovane capitana incarcerata per aver violato gli ordini delle autorità e chi la vorrebbe santificare come salvatrice coraggiosa di cinquanta innocenti, tra chi le augura di essere stuprata violentemente dagli stessi "negri" che ha salvato e chi la propone per il nobel.
E' uno scontro frontale tra il bene e il male, tra Antigone e Creonte, ma attenzione perché sono molti a pensare che il vero bene sia quello rappresentato dal ministro intenzionato a porre fine all'immondo traffico di esseri umani. La mutazione antropologica di cui parla il prof. Cacciari trova giustificazioni al "malvagismo": la capitana non è un vero diavolo ma un'ingenua "sbruffoncella" manovrata inconsapevolmente da menti malefiche che non sarebbero i nostri razzisti d'accatto, bensì i finanziatori delle ONG, artefici di una epocale sostituzione etnica. La congettura complottista che andava sotto il nome di Piano Kalergy è diventata opinione diffusa, post-verità, ci credono in molti e pensano che sia necessario ostacolare le organizzazioni umanitarie, ripudiare ogni argomento razionale di sciocchi "professoroni"per poter lasciare poveri, profughi e naufraghi al loro destino. Credono che l'indifferenza e la malvagità siano diventate necessarie per scongiurare un disastro più grande.
Prima di Carola Rackete avevamo visto un'altra capitana, Pia Klemp, anche lei tedesca, anche lei giovane, anche lei ambientalista, anche lei al comando di una nave da salvataggio, anche lei abbigliata con gusto piratesco, anche lei indagata su istigazione di Salvini, anche lei minacciata dai declamatori d'odio, ma non c'era ancora un Salvini a dare ordini e le imprese della Comandante Klemp non fecero scalpore.
Basta leggere alcuni dati per capire quanto sia insensata la guerra dichiarata contro le ONG, stupidamente accusate di essere lo strumento del grande complotto ordito dal diabolico George Soros e dalla sua Open Society.
Le ONG sono un raro esempio di generosità organizzata e non c'è neanche bisogno di rileggere la storia personale di Soros per comprendere gli scopi di chi finanzia navi da salvataggio e sostiene piani di integrazione degli emarginati e centri di studi universitari.
La sincera umanità di chi contribuisce alle operazioni di salvataggio s'è vista anche ieri sera nel talk show su La7. C'era Erasmo Palazzotto insieme ad Alessandra Sciurba che erano a bordo del veliero Alex quando hanno tratto in salvo cinquantaquattro profughi. Nel loro racconto c'era la realtà umana delle persone che si trovavano a tentare l'avventurosa traversata del Mediterraneo insieme all'incomprensibile volontà di ostacolare il salvataggio. Anche il comandante della Alex è stato accusato di aver commesso reati. Riemerge costantemente la tendenza a criminalizzare la solidarietà umana.
Mi piace accostare l'immagine di Alessandra Sciurba a quello delle due capitane tedesche perché il suo nome l'avevo già incontrato in vecchi articoli del mio blog a conferma della serietà d'impegno a favore dei diritti delle persone.
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