11 marzo 2019

I sogni infranti di Gezi Park

La pena dell'ergastolo è stata richiesta per 16 manifestanti di Gezi Park.
Gezi è contro l’imperialismo. Non può essere spiegato da nessun trucco o cospirazione straniera… Gezi è la volontà e la determinazione del popolo nel voler prendere il proprio destino nelle proprie mani. Gezi è la speranza di una Turchia che possa emergere dall’oscurità. Gezi è l'idea di una nazione che vuole uguaglianza, libertà e giustizia
Sono parole pronunciate dall'avvocato Can Atalay, uno dei 16 imputati del processo politico ordito da Erdogan contro la voglia di democrazia. Insieme all'avvocato Atalay c'è Osman Kavala, Yigit Aksakoglu, gli architetti Mucella Yapici e Tayfun Kahraman, il giornalista Can Dündar, gli attori Mehmet Ali Alabora e Ayse Pinar Alabora, la regista Cigdem Mater e Ali Hakan Altınay, della fondazione Anadolu Kültür. Tutti accusati di cospirazione contro lo stato.



Le proteste di Gezi Park (giugno 2013) seguivano l'onda di indignazione democratica suscitata dall'Occupy Wall Street. La memoria storica di quelle giornate è stata fissata nell'immagine della donna in rosso che viene colpita in faccia dal getto di gas urticante. Si chiama Ceyda Sungur, divenne suo malgrado il simbolo della violenza gratuita esercitata dalla polizia turca nella zona di piazza Taksim a Istanbul.

A Gezi Opark c'era anche Daniele Stefanini, il giovane fotografo livornese, fermato e picchiato dalla polizia.

A Gezi Park c'era anche Ayze Deniz, la ragazza sorridente col berretto rosso. Una ragazza così fortemente determinata che continuerà la sua lotta per la democrazia arruolandosi nell'esercito femminile della Repubblica di Rojava e morirà combattendo contro le armate dell'Isis.

Davide Martello aveva portato il suo pianoforte in piazza e diventò un vero grande concerto, perché la libertà è musica e le vibrazioni della musica volano attraverso le frontiere ed è come se le note di Imagine di John Lennon giungessero fino a Damasco, dove un altro ragazzo, Ahmad Ayham, suonava il piano per i profughi siriani
"Buona notte Istanbul, domani suonerò di nuovo nella piazza per la democrazia e i nostri diritti"

Ma la vicenda più triste fu quella della morte di Berkin Elvan, 15 anni, uscito di casa per comprare il pane. Una storia che somiglia molto alla vicenda di Carlo Giuliani, il ragazzo genovese che uscì di casa per andare al mare e si ritrovò coinvolto tra i manifestanti intrappolati tra le cariche della polizia e poi fu ucciso dal colpo di pistola esploso da un carabiniere a piazza Alimonda.

Gezi Park è stata una primavera repressa dalla violenza delle armi. Per il governo turco i giovani carichi di entusiasmo di Piazza Taksim e di Gezi Park sono solo "chapul", saccheggiatori da imprigionare o disperdere.

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